Eva Sella e la sua scuola. Modelli di educazione della donna nella Biella di fine Ottocento

Autore: Piera Vaglio Giors
Casa editrice: Fondazione Sella, Biella
Anno: 2014

Mentre nella seconda metà dell’Ottocento dominava lo stereotipo della cultura positivista e l’immagine della donna quale madre il cui vissuto si consumava tra le mura domestiche, alcuni movimenti emancipazionisti richiedevano una maggior apertura nei confronti dei diritti femminili. A tutto ciò non poteva essere insensibile la città di Biella che risentiva soprattutto attraverso i suoi scambi commerciali di ciò che avveniva nel più vasto contesto italiano ed europeo. In questo contesto Eva Sella, figlia di Quintino Sella, può essere considerata una figura che rende ragione delle trasformazioni che non potevano non riguardare il genere femminile. Grazie all’acquisizione di una cultura insolitamente elevata, la giovane donna – nonostante la legge non scritta per cui “la donna non deve far parlare di sé in pubblico” – decide di assumersi l’onere di dirigere una Scuola Superiore Femminile, con programmi scaturiti dal confronto con istituzioni italiane e straniere. L’Istituto, cosa inusuale per quei tempi, accoglieva anche giovani di credo diverso da quello cattolico e di ceti non sempre abbienti.

Eva Sella, morta ad appena 32 anni, affrontò dunque diversi pregiudizi insieme a quello già da secoli radicato, secondo il quale il genere femminile era inadatto agli studi. Tutto ciò a beneficio delle future generazioni di donne a cui si aprirono più ampi spazi culturali e lavorativi.

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