Fondazione Sella e #fuoriluogo propongono un evento che si colloca tra le iniziative OFF del Festival Letterario della Città di Biella.
Protagonista sarà la vincitrice del Premio Campiello 2024 Federica Manzon che presenterà il suo romanzo Alma, uscito il 16 gennaio per la collana Narratori di Feltrinelli.
L’evento è frutto della collaborazione tra Fondazione Sella, Fuoriluogo e Biblioteca Civica. Si terrà mercoledì 4 dicembre alle 18.30 presso l’Auditorium del Lanificio Maurizio Sella, via Corradino Sella 6.
Moderatrice dell’incontro Alessandra Tedesco, giornalista di Radio 24-Il Sole 24 Ore e conduttrice del programma Il cacciatore di libri.
Mercoledì 4 dicembre ore 18.30
Auditorium Lanificio Maurizio Sella (via Corradino Sella 6, Biella)
Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano e torna per raccogliere l’imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse all’ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”. A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”.
Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria?. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere. I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare – l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l’aria seducente respirata all’ombra del confine – e quello che sarà. Federica Manzon scrive un romanzo dove l’identità, la memoria e la Storia – personale, familiare, dei Paesi – si cercano e si sfuggono continuamente, facendo di Trieste un punto di vista da cui guardare i nostri difficili tentativi di capire chi siamo e dov’è la nostra casa